Aggrappato alla montagna come un villaggio tibetano, Saorge è un paese in cui il tempo sembra essersi fermato grazie alle scalinate irte e ai passaggi obliqui, ai tetti di pietra viola o verde che si dispongono su circa 100 metri di dislivello, al profumo di picore (tipica focaccia locale all’anice), e all’ombra dei fichi e degli ulivi.
Nel X secolo il villaggio è conosciuto come Saurcio, mentre risale al 1092 la prima attestazione formale della comunità, che dona la chiesa di Sainte-Marie (la futura Madonna del Poggio) ai monaci di Lérins. A quell’epoca Saorge fa parte dei possedimenti dei conti di Ventimiglia, che nel 1257 decidono di mettersi sotto la tutela di Carlo d’Angiò, signore della Provenza. Nel 1388 il paese passa sotto il dominio dei Savoia; i secoli successivi sono costellati di episodi tragici (incendi, terremoti, saccheggi). Il primitivo castello di Salina fu distrutto nel XV secolo e nel 1794 fu invaso dai soldati di Massena.
A Saorge si può arrivare da due strade diverse, che conducono ai due estremi del paese. La via più indicata è quella che sale da Fontan, con passaggi mozzafiato a strapiombo sulle falesie. Superato il municipio si arriva in Ciapagne, nome in dialetto locale della piazza, una e vera e propria terrazza sulla valle. Da qui si imbocca la carrera de l’Incisa, così chiamata perché la roccia venne spaccata per aprire la strada nel 1436. Dopo aver percorso la carera soutana si arriva alla ciassa Soutana, dove si salgono le ripide scale che portano al livello intermedio/mediano del paese, passando per il forno. Da qui si può raggiungere il convento francescano, uno degli ultimi esempi di architettura monastica barocca della regione, costruito intorno alla metà del Seicento. Il chiostro rettangolare è chiuso sul lato nord dalla chiesa di Notre-Dame des Miracles e sugli altri due lati dagli edifici conventuali alti due piani. Oggi il monastero è residenza per scrittori e musicisti e si visita come un piccolo paradiso d’arte e di quiete, tra affreschi e meridiane dipinte nel chiostro. In pochi minuti si raggiunge la cappella di Madonna del Poggio, costruita su uno sperone roccioso posto in corrispondenza della confluenza tra la Bendola e la Roya. Da qui si scende verso la place de l’église, sulla quale si affaccia la chiesa di Saint-Sauveur, che conserva un organo del 1844 realizzato dai fratelli Linciardi di Pavia. Da una scala a destra della chiesa si accede alla cappella di Saint-Jacques, sede un tempo dei Penitenti Bianchi.