L’agricoltura bregliese si è sviluppata grazie al controllo dell’erosione e dell’irrigazione con l’installazione di alcune migliaia di chilometri di terrazzamenti e diverse decine di chilometri di canali di irrigazione che trasportavano l’acqua da sorgenti e ruscelli a siti troppo aridi per la coltivazione.
Le antiche strutture di approvvigionamento idrico, adattate alla complessità topografica dei quartieri del paese, costituiscono un notevole complesso patrimoniale.
I canali, che sono stati creati prima del ricongiungimento di Breil alla Francia, sono sempre stati gestiti dai beneficiari. I diritti sui terreni sono stati acquisiti partecipando alla loro costruzione. Il diritto all’acqua era proporzionale al contributo iniziale in termini di ore di lavoro e di denaro. Era definito in base ai giorni e alle fasce orarie, notte compresa. Ogni anno, verso la metà di maggio, i beneficiari effettuavano la verifica, la pulizia e la riparazione dei canali. Durante la stagione c’era un sistema di turni per effettuare delle verifiche periodiche.
Il canale abbandonato che alimentava l’oliveto di Casté (ad est del paese), da un bacino imbrigliato nella gola del Carleva a più di un chilometro a sud-est, passa attraverso la roccia che domina la Porta di Genova. Questa notevole struttura, ancora in buone condizioni, è stata scavata e messa in mattoni in un muro corrugato del Cretaceo.
Il “ponte sifone” si trova sulla RD 91, a sud di Piena Alta. È lungo 22m e largo meno di un metro. È sostenuto da quattro grandi archi semicircolari costruiti in muratura. Questa condotta forzata permetteva all’acqua del canale di scorrere attraverso la parte inferiore di una valle fino a Olivetta, pressurizzandola tra due bacini in una condotta realizzata utilizzando manicotti in terracotta calettati.