La più antica menzione nota della cappella risale al 1375.
La navata fu ampliata nel XV secolo e rialzata all’inizio del XVII secolo.
All’inizio del XVIII secolo fu aggiunto un portico in muratura per ospitare un altare per le messe all’aperto.
L’interno della cappella è interamente rivestito di affreschi: il coro e le pareti della navata con rappresentazioni evangeliche della fine del XV secolo (circa 220 m²), il soffitto della navata con allegorie settecentesche e decorazioni barocche (circa 100 m²).
Il coro fu dipinto nella seconda metà del XV secolo da Giovanni Baleison. La tecnica utilizzata è quella della tempera (pittura su intonaco essiccato). Sono rappresentati scene dell’ultima parte della vita della Vergine, i quattro evangelisti sul soffitto e i quattro dottori della chiesa sotto il doppio arco tra il coro e la navata. Giovanni Baleison è legato al periodo del gotico internazionale per le sue composizioni e la dolcezza delle sue figure bibliche. La ricchezza degli abiti, dei gioielli e dell’architettura, così come la raffinata eleganza dei personaggi, mostrano l’influenza aristocratica degli ambienti in cui l’artista ha potuto lavorare.
Le mura perimetrali della navata, datate 1492, sono opera di Giovanni Canavesio. È stata utilizzata la tecnica dell’affresco, un’imbiancatura a calce applicata sull’intonaco fresco. Le undici scene dell’arco di trionfo mostrano episodi della vita della Vergine Maria con Gesù bambino. Sulle pareti laterali, 26 scene presentano la Passione di Cristo. Un grande affresco raffigurante il Giudizio universale copre la parete di fondo della cappella. Gli affreschi di Canavesio sono legati al tardogotico per la loro fattura anche se sono visibili aspetti rinascimentali in alcuni ambienti e composizioni. La molteplice cultura artistica di Canavesio si manifesta nella rappresentazione di eleganti architetture e paesaggi, dove si evolvono personaggi morbidi, ieratici o grotteschi in costumi d’epoca molto riconoscibili. I demoni e le macchine di tortura del vasto affresco del Giudizio universale ci ricordano le figure di Jérôme Bosch, suo contemporaneo. Bisogna sottolineare l’espressionismo della sua arte, le sue vigorose composizioni geometriche e la rappresentazione esplicita dei personaggi al servizio di ogni situazione rappresentata.
Dopo la guerra gallispanica (1744 – 1748), che aveva risparmiato Briga, i riconoscenti abitanti decisero di abbellire la cappella secondo il gusto barocco dell’epoca e di illuminarla meglio. La navata fu rialzata e coperta da una volta a botte decorata con affreschi di Gaetano Ruffi del 1750. Gli oculi laterali nelle vetrate della volta permisero l’illuminazione naturale della cappella. Le allegorie celesti, tra cui una Vergine Assunta, sono incorniciate da decorazioni rocaille a trompe l’oeil. Non sappiamo nulla di Gaetano Ruffi, la cui arte teatrale barocca mostra un gusto deciso per la tecnica del trompe l’oeil, ma anche una tecnica piuttosto grossolana nella rappresentazione dei personaggi.