Il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo 329 persone, uomini, donne, bambini, che dopo essere stati fatti salire sui vagoni merci furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi. Erano ebrei stranieri, in fuga dalla Francia, rinchiusi da due mesi nel campo di concentramento allestito poco lontano. Il 15 febbraio 1944, altri 26 ebrei furono deportati da questa stazione, diretti a Fossoli di Carpi, da dove sarebbero poi stati inviati ad Auschwitz o Buchenwald. Soltanto due di loro sopravvissero.
Come allora, i nomi di queste persone stanno in fila sul piazzale che li vide partire per l’ultimo viaggio dopo anni di persecuzioni, violenze, umiliazioni. Il nome di chi è tornato è in piedi, a testimoniare la forza di interpellare i passanti ed i visitatori con una testimonianza vivente. I nomi sono accostati tra loro secondo i legami familiari, perché fu così che partirono sui vagoni, stretti l’uno all’altro nel tentativo di rassicurarsi.
Il memoriale è costituito da una piastra in cemento armato, un’ipotetica banchina di servizio ai vagoni merci acquisiti dal Comune in memoria della deportazione qui avvenuta. Circondata da massi di varia dimensione, la piastra sostiene le venti sagome in piedi rappresentanti i sopravvissuti e le trecentotrentacinque lastre fissate a terra riportanti il nome di ogni deportato che non ha fatto ritorno dai campi di sterminio. Di ogni persona vengono riportati nome, cognome, età iscritta nel registro all’entrata nel campo di concentramento di Borgo, la nazionalità di origine (indicata con una sigla).